Fossano

Le unioni dei comuni: una strada contro la frammentazione Fra i problemi che assillano la pubblica amministrazione, uno dei più rilevanti è il perenne stato di incertezza nella ripartizione delle competenze fra corpi intermedi dello Stato. Il problema va detto non riguarda tanto le Regioni, che con la riforma del Titolo V della Costituzione hanno ormai acquisito una certa stabilità . E’ più evidente, invece, quando si parla delle Province, che non hanno ancora trovato una funzione chiara e la cui permanenza viene oggi da più parti messa in discussione. L’esperienza cuneese (un territorio molto vasto e geograficamente disomogeneo) induce a ritenere che, almeno nelle realtà  periferiche, dove non esistono grandi centri urbani che fungono da elemento catalizzatore, le Province abbiano ancora ragione di esistere, sia pure con competenze parzialmente diverse da quelle attuali. La prospettiva è quella di raforzare il loro ruolo di coordinamento e programmazione, limitando quello di gestione, che dovrebbe invece essere afdato alle Regioni e ai Comuni. Diverso è il caso delle realtà  delle aree metropolitane, che potrebbero assorbirne le funzioni senza particolari contraccolpi. Nessuno mette in dubbio, invece, il ruolo dei Comuni, che rappresentano una realtà  formidabile, dal punto di vista storico e culturale, nell’articolazione dello Stato italiano, e che sono gli enti a cui dovrebbe essere afdata la competenza gestionale e operativa sui territori di riferimento. C’è tuttavia un dato, che riguarda la realtà  cuneese: la presenza, cioè, di un numero eccessivo di Comuni (250 sugli 8.000 presenti in Italia, in un rapporto di 1 su 32), rispetto alla popolazione residente (560.000 contro i 56.000.000 cittadini italiani, in un rapporto di 1 su 100). Tale frammentazione ha suggerito al Comune di Fossano di farsi promotore di un nuovo organismo, l’Unione del Fossanese, radunando attorno a sé 6 Comuni vicini di dimensioni inferiori, con un duplice obiettivo: razionalizzare i servizi e le risorse per creare più economia e più efficienza, e individuare una “mission” per il nostro territorio, intendendo come tale una vocazione e le linee di sviluppo indispensabili per tradurla nella realtà , che i Comuni più piccoli non sarebbero autonomamente in grado di perseguire. L’Unione del Fossanese lo ha fatto seguendo due filoni: quello paesaggistico-culturale, prendendo a spunto la presenza del fiume Stura che collega tutti i territori dei Comuni di appartenenza, e quello economico-produttivo, con particolare riferimento alla creazione di una rete infrastrutturale (strade, trasporti pubblici, banda larga, ecc.) che possa rendere le nostre aziende maggiormente competitive, permettendo loro di spendere di meno, sprecare meno tempo, ma anche di inquinare di meno. Il tutto con lo scopo di qualificare il nostro territorio come un luogo dove si vive bene e si lavora bene, capace di rappresentare un’alternativa anche residenziale alla metropoli, in grado di attirare persone con servizi efficienti e mirati. Con questo non vogliamo certo rincorrere inutili (quando non dannose) duplicazioni di funzioni che non competono alle nostre piccole realtà . Come il decentramento universitario, che in questi anni non ha dato buona prova di sé, incompatibile com’è con la necessità  dei nostri ragazzi di intessere, durante la loro formazione, relazioni quanti più universali. Almeno questo non sia un compito da afdare ai Comuni o alle Unioni dei Comuni.