1922 Osvaldo Piacentini nasce a Scandiano (Reggio Emilia) il 29 dicembre da Pietro e da Armida Casanovi.
Il padre, invalido della Grande Guerra, presidente dell’Associazione Mutilati e Invalidi di guerra, è tra i fondatori del Partito Repubblicano a Reggio Emilia.
La madre, cattolica, è insegnante elementare.
1924 Nasce il fratello Bruno.
1933 La famiglia Piacentini si trasferisce a Reggio Emilia in piazza Fontanesi, 14.
Osvaldo Piacentini e il fratello Bruno frequentano l’oratorio cittadino di San Rocco e la parrocchia di Santa Teresa dove è parroco don Giacomo Rinaldi e coadiutore don Dino Torreggiani (1905-1983); conosce in questi anni don Mario Prandi (1910-1989), fondatore della Congregazione Mariana delle Case della Carità , Alberto Altana (1921 – 1999) ed Enzo Bigi (1913-1976), che animeranno la nascita della famiglia religiosa dei Servi della Chiesa, oltre al “cappuccino santo” padre Daniele da Torricella, cappellano dell’Ospedale e Giovanna Ferrari (1888-1984), fondatrice delle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato.
Milita nell’Azione Cattolica e presta servizio al Pio Istituto Artigianelli come educatore.
Consegue il diploma di Geometra e, successivamente, la maturità scientifica al Liceo G. Marconi di Parma, per potersi iscrivere all’Università .
1940 Si iscrive al corso di Laurea in Matematica e Fisica presso l’Università di Bologna con sede a Parma, poi passa alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano.
1941 Presta il servizio militare nel II reggimento Genio, Compagnia Universitari, a Casale Monferrato.
Oltre alla corrispondenza con la famiglia e con gli amici tiene frequenti contatti epistolari con don Dino Torreggiani, suo direttore spirituale, e con don Mario Prandi che lo invitano a considerare l’ipotesi di una vocazione religiosa che Piacentini afferma però di non sentire.
A Casale Monferrato, insieme ad alcuni compagni, progetta un giornalino per la realizzazione del quale produce anche qualche originale schizzo.
1943 Viene trasferito a Roma e, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, congedato; torna a Reggio e, nel mese di dicembre, viene richiamato alle armi come allievo ufficiale di complemento; decide di non presentarsi e si rifugia, insieme al fratello Bruno, a Palagano di Montefiorino.
1944 Nel mese di gennaio, sempre con il fratello Bruno, fugge da Palagano a causa dei rastrellamenti e scende a Rondinara di Scandiano, dove la famiglia ha un piccolo podere.
Il fratello Bruno si presenta alla chiamata alle armi per ottenere la liberazione del padre Pietro che era stato arrestato e viene arruolato in un battaglione di stanza a Guastalla.
Osvaldo il 20 febbraio viene arrestato da due Guardie Nazionali Repubblichine, mentre si trova davanti alla chiesa di San Pellegrino (dove si era recato per un colloquio con don Angelo Cocconcelli che era in contatto con le Brigate Partigiane ).
Viene condotto all’Ufficio Statistica della 79° Legione delle Guardie Nazionali Repubblicane dove, interrogato, ammette di aver pronunciato parole di offesa al capo dello Stato; viene poi inviato al Carcere dei Servi dove è di nuovo interrogato e picchiato per aver rifiutato l’arruolamento nell’esercito repubblichino; resta detenuto una settimana, poi viene arruolato forzatamente nella Repubblica Sociale Italiana.
Condotto “sotto stretta sorveglianza” all’artiglieria di Reggio parte per Casale Monferrato dove viene irreggimentato nella Brigata Monterosa e mandato in Germania per l’addestramento; arriva in pessime condizioni fisiche al campo di Karlsruhe, dove contrae il tifo; viene perciò ricoverato all’Ospedale militare di Ulm dove rimane circa tre mesi.
Nel luglio dello stesso anno viene rimpatriato ed assegnato ai servizi sedentari a Casale Monferrato; ristabilitosi in salute viene trasferito a Fivizzano sull’Appennino ligure dove svolge mansioni da impiegato. Da qui il 10 dicembre 1944, con l’aiuto del padre Pietro e della fidanzata Giulia V., passa nelle file partigiane della “Terza Brigata Apuane”, con il nome di battaglia di Waldo; insieme a lui sarà poco dopo anche il fratello Bruno che assume il nome di battaglia di Caramba.
Per qualche tempo rimane presso l’Ospedale di Fontanaluccia (Mo) per riprendersi da una malattia polmonare, poi ricopre la carica di vice capo di Stato Maggiore.
1945 Il 22 febbraio viene inviato a Baiso, insieme al fratello Bruno, per consegnare al parroco monsignor Filippo Rabotti una lettera riguardante uno scambio di prigionieri. Da Baiso i due si spingono fino a Viano, con l’intento di incontrare i genitori in casa V.
A Viano, in divisa da partigiani, vengono catturati durante un rastrellamento e messi al muro per la fucilazione. Come testimonia Osvaldo Casanovi, cugino di Osvaldo, il tenente austriaco sospende l’ordine di fucilazione quando li vede pregare e chiedere un confessore.
Condotti al Comando di Albinea ed in seguito picchiati e incarcerati ai Servi, restano prigionieri fino a pochi giorni prima della Liberazione, quando il carcere viene abbandonato dal Comando tedesco. Il 24 aprile Piacentini, fuggito di prigione, raggiunge il Comando Unico a Viano e riprende il suo posto di vice capo di Stato Maggiore, ma, causa le precarie condizioni di salute dovute ai maltrattamenti e al carcere, viene ricoverato all’ospedale partigiano di Reggio Emilia. Ritorna poi in servizio fino al mese di luglio, quindi si reca al Valico del Cerreto per trascorrere un periodo di convalescenza.
Negli ultimi mesi dell’anno riprende gli studi universitari a Milano, decidendo di passare da Ingegneria ad Architettura.
1946 Comincia a lavorare con alcuni amici che daranno poi vita, insieme a lui, allo Studio di Progettazione Civile. Sono di questo periodo un’indagine preliminare al PRG di Reggio Emilia sul problema delle abitazioni, la partecipazione ad alcune ricerche dirette da Albini, nonché la collaborazione con Marescotti e Diotallevi per un capitolo della pubblicazione “Il problema sociale, costruttivo ed economico dell’abitazione” .
Risiede a San Matteo delle Chiaviche (Mantova), presso una famiglia amica, i Costa, come precettore dei ragazzi. Il dopoguerra vede Osvaldo Piacentini impegnato anche nelle organizzazioni cattoliche quali FUCI, GIAC, Laureati cattolici.
1947 Nasce il 28 novembre lo Studio Cooperativo di Progettazione Civile. I soci fondatori sono, oltre ad Osvaldo Piacentini, Silvano Gasparini, Aldo Ligabue, Antonio Pastorini, Pasquale Pattacini, Athos Porta, Eugenio Salvarani, Franco Valli.
1949 Consegue la Laurea in Architettura con una tesi sulla risistemazione del complesso ospedaliero milanese. La sua attività professionale prevalente è in questi anni quella dell’edilizia sociale e dei quartieri INA-CASA. I piani per l’edilizia economica e popolare vengono concepiti non come strumenti per il reperimento di aree per gli alloggi pubblici, ma più in generale come occasioni di ristrutturazione e di riorganizzazione urbana: l’urbanistica è per lui il naturale sbocco dell’attività di progettazione e di pianificazione dei quartieri popolari.
1950 In ottobre è nominato consigliere provinciale della DC in sostituzione dell’ingegner Maraschini.
1952 Il 4 gennaio si costituisce la Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia; i soci operanti sono Enrico Barbieri, Silvano Gasparini, Aldo Ligabue, Antonio Pastorini, Osvaldo Piacentini, Athos Porta, Eugenio Salvarani, Antonio Rossi, Franco Valli.
In occasione del concorso nazionale per il quartiere dipendenti Saint Gobain a Pisa viene affrontato il primo progetto urbanistico di ampio respiro (è prevista un’unità residenziale per 2.800 abitanti): la Cooperativa Architetti e Ingegneri vince il primo premio sia per l’urbanistica sia per l’architettura.
Nel decennio dal 1950 al 1960 la sezione urbanistica della Cooperativa studia i piani regolatori generali per numerosi comuni dell’area emiliana (Rolo, Correggio, Carpineti, Castelnovo Monti, Montecchio ed altri).
Dopo l’abbandono politico di Giuseppe Dossetti anche Piacentini esprime la sua intenzione di lasciare la politica attiva; rassegna infatti le dimissioni dal Comitato direttivo della DC, dimissioni che però vengono respinte.
1953 Continua la progettazione INA-CASA, con il piano per il quartiere San Agnese di Modena (1.500 abitanti).
Viene eletto nella Giunta Esecutiva della DC.
1955 Progettazione urbanistica del quartiere INA-CASA San Donato a Bologna (2.500 abitanti).
1956 Il 6 gennaio sposa la giovane Liliana Bussi, conosciuta nell’ambiente della FUCI e laureanda in Lettere, scegliendo come data delle nozze la stessa in cui a Bologna nasce la comunità monastica fondata da Dossetti, la Piccola Famiglia dell’Annunziata.
Nel mese di ottobre nasce Maria, la prima di dodici figli: Giuseppe, Teresa, Benedetto, Chiara, Anna, Lucia, Giovanni, Pietro, Francesco, Sara, Agnese.
Collabora con Giuseppe Dossetti alla stesura del Libro Bianco per Bologna; sua è l’idea di un decentramento democratico del governo delle città nei quartieri. Dopo quest’ultima esperienza abbandona definitivamente ogni attività politica. Negli anni successivi, insieme ad alcuni amici laici e cattolici, inizia a pensare ad un nuovo sistema di vita e di educazione comunitaria, che si realizza poi nella “Cooperativa edilizia 18 giugno” per la costruzione del Villaggio di Nebbiara o Villaggio Architetti.
1960 Si trasferisce con la famiglia nel Villaggio. Per iniziativa sua e di altri amici inizia a svilupparsi nel quartiere la comunità che darà vita in seguito alla parrocchia del Preziosissimo Sangue. In campo ecclesiale come in quello professionale l’attenzione di Piacentini è in questi anni catalizzata dal “territorio”, da quella che lui definisce più volte nei suoi scritti come la “comunità casuale, non indotta e, perciò, provvidenziale” dove possono attuarsi quella formazione e quella vita comunitarie che sono caratteristiche essenziali del cristianesimo.
Partecipa al I Convegno Nazionale di Urbanistica a Bologna. Inizia in questo periodo il suo rapporto con Giuseppe Campos Venuti; il tecnico e il professore ridisegneranno insieme le grandi città emiliane sotto il filo conduttore del riequilibrio territoriale prestando attenzione soprattutto al sistema della viabilità e alla distribuzione dei servizi e dei posti di lavoro .
1961 Partecipa al II Convegno Nazionale di Urbanistica a Roma.
La Cooperativa Architetti e Ingegneri studia il raccordo del centro cittadino di Reggio Emilia all’Autostrada del Sole e l’urbanizzazione delle aree circostanti, il piano urbanistico per la valorizzazione turistica del Passo di Pradarena nell’alto Appennino Reggiano e l’urbanizzazione di una regione del Sudan per renderla abitabile in seguito alla costruzione di una grande diga (vengono progettati 30 villaggi agricoli per un totale di 20.000 abitanti).
1962 Si apre a Roma il Concilio Vaticano II, che si concluderà nel 1965. Piacentini segue con vivo interesse ed intensa partecipazione le diverse fasi dell’attività conciliare, anche tramite don Giuseppe Dossetti che viene nominato perito al Concilio per il cardinal Giacomo Lercaro; negli anni seguenti accoglierà e svilupperà con pazienza e tenacia, nella parrocchia di Reggio dove opera, le intuizioni più profonde del Concilio.
1964 Viene nominato nella Consulta Regionale per gli Enti locali della DC ed è membro della Consulta Provinciale di Sanità .
Lavora con Campos Venuti al Primo schema di sviluppo regionale promosso dal Ministero del Bilancio, proponendo un modello di riequilibrio territoriale dell’Italia Padana basato sull’accentuazione dello sviluppo nelle fasce nord-est e sul decongestionamento del triangolo economico. Inizia in questo periodo l’impegnativo lavoro sui piani regolatori di Reggio, di Modena, di Parma e di altre città emiliane e non, piani che vedono l’affermazione del diritto di ogni cittadino ad una dotazione minima di aree comuni per i servizi pubblici.
1966 Erezione canonica della parrocchia del Preziosissimo Sangue, di cui è parroco don Creardo Cabrioni. Nella nuova parrocchia Piacentini sollecita, sostiene e svolge molteplici attività : la formazione e l’animazione degli organismi di consultazione, la cura amorosa per la liturgia, la lettura comunitaria della Scrittura, l’elaborazione di un vasto repertorio di canti ottenuti sovrapponendo testi biblici a a musiche tradizionali o moderne. L’intento primario era la memorizzazione della sacra Scrittura da parte di tutti, grandi e piccoli.
1967 Cura l’allestimento, nella parrocchia del Preziosissimo Sangue, della prima Sacra Rappresentazione, insieme ad alcuni amici e con i bambini del catechismo. Seguiranno altre Sacre Rappresentazioni negli anni 1968, 1969, 1978, con l’intento di promuovere la comunione tra i ragazzi e di facilitarne l’avvicinamento alla Sacra Scrittura.
à nominato delegato al Consiglio Pastorale Diocesano.
1968 Con la proposta del Progetto ’80 Osvaldo Piacentini e la Cooperativa Architetti e Ingegneri cercano di individuare sul territorio nazionale i sistemi urbani di gravitazione, di razionalizzarli e di incentivare i sistemi esistenti nelle aree più deboli; innovativo è l’approccio che analizza le distorsioni dello sviluppo italiano sotto diverse ottiche, quali le caratteristiche fisiche dei suoli, il patrimonio agricolo e forestale, le risorse derivanti dall’antropizzazione.
1969 è tra i fondatori e gli animatori della Comunità del Diaconato in Italia. Negli anni successivi, al seguito dell’amico don Alberto Altana, parteciperà attivamente al lavoro di sperimentazione, studio e preparazione della rinascita del diaconato permanente.
Sul versante professionale sono questi gli anni che segnano il passaggio da un’urbanistica rivolta alla città ad una urbanistica rivolta all’ambiente e attenta al territorio inteso come risorsa “finita” e, quindi, da tutelare tramite un approccio metodologico di tipo interdisciplinare: la collaborazione con agronomi, geologi, economisti apre una fase nuova e feconda dell’urbanistica emiliana e nazionale.
1971 Nasce l’ultima figlia, Agnese.
1972 La legge sulle Comunità Montane e l’avvio delle Regioni danno un contributo determinante al nuovo corso urbanistico della Cooperativa Architetti e Ingegneri e di Piacentini. Porta la sua impronta la Metodologia di base per la formazione dei piani comprensoriali della Regione Emilia Romagna, che avvia una ricca stagione di pianificazione territoriale che pone le tematiche ambientali e gli usi agricoli e forestali al centro della propria attenzione. La pianificazione di altre realtà territoriali quali le province di Cuneo, Pesaro-Urbino e Treviso, contribuirà a dare una prospettiva nazionale a questa attenzione al territorio rurale .
Numerosi piani delle Comunità Montane vedono la luce negli anni ‘70: i piani di sviluppo dell’Alta Val Tanaro, delle Comunità Montane Pesaresi, di quelle Emiliano-Romagnole e della Valle Seriana.
Cura la preparazione dell’Assemblea diocesana sul tema “Il Giorno del Signore”.
1973 La comunità parrocchiale del Preziosissimo Sangue designa quattro candidati al diaconato permanente: tra questi anche Piacentini che inizia così il cammino che lo porterà , cinque anni più tardi, all’ordinazione diaconale.
Muoiono improvvisamente ed a un mese di distanza l’uno dall’altro, il padre Pietro ed il fratello Bruno, di soli 49 anni.
1978 Il 23 marzo la Chiesa di Reggio Emilia ordina i suoi primi tredici diaconi: Piacentini è uno di questi insieme agli amici Gian Paolo Cigarini, Oreste Ferrari e Lorenzo Tagliaferri della Parrocchia del Preziosissimo Sangue.
1979 Per estrazione a sorte viene trasferito alla parrocchia di San Giuseppe, dove eserciterà il suo ministero diaconale fino alla fine.
Insieme ad altri diaconi del Vicariato Urbano, cura il servizio pastorale interparrocchiale nella chiesa vescovile di San Lorenzo in Nebbiara.
1980 è l’anno del Progetto Appennino che propone un sistematico bilancio del riassetto ambientale necessario e dello sviluppo possibile, considerando le risorse fisico-ambientali come elemento base su cui fondare la programmazione .
Si apre il Sinodo diocesano della Chiesa di Reggio e Guastalla, sul tema dell’Evangelizzazione: Osvaldo Piacentini partecipa attivamente ai lavori della VI commissione sinodale sull’Eucaristia e collabora alla stesura del documento sul tema Lavoro, Regno di Dio, Evangelizzazione.
Nell’estate, con una paralisi al braccio sinistro che risulterà poi permanente, iniziano a manifestarsi alcuni seri problemi di salute.
1982 Muore la madre Armida.
1983 In collaborazione con gli architetti Bedosti, Orlandini e Sacchetti, la Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia elabora il Progetto per la ristrutturazione del nodo ferroviario bolognese e per la costruzione di una nuova stazione centrale. Il progetto, che considera il sistema di mobilità dell’area bolognese come punto nodale della mobilità regionale emiliana e del sistema ferroviario nazionale, viene classificato tra i cinque progetti vincitori e prescelto per il Concorso di II grado.
Infine, già gravemente malato, riesce a dare un fondamentale contributo di metodo e di merito all’impostazione del primo Piano Territoriale Regionale.
1984 Ancora una volta il suo percorso si intreccia con quello di Giuseppe Dossetti che gli chiede una consulenza per la sede della sua comunità monastica da edificare a Monte Sole (Marzabotto, Bologna) nei luoghi delle stragi naziste del ‘44: Piacentini se ne occupa brevemente per lasciare poi il progetto nelle mani di Francesco Sacchetti.
1985 Osvaldo Piacentini muore il 4 gennaio a seguito di una grave malattia.