L’architetto Osvaldo Piacentini (1922-1985) ebbe un ruolo di primo piano sia in ambito civile che nella comunità cristiana non solo di Reggio Emilia.
Fu tra i fondatori della Cooperativa Architetti ed Ingegneri di Reggio, e la sua opera di urbanista ebbe rilevanza nazionale; in ambito ecclesiale citiamo l’ordinazione diaconale nel 1978, e l’azione diretta alla promozione, non solo a livello locale, del rinnovamento ecclesiale voluto dal Concilio Vaticano II.
Piacentini, dotato di una forte e poliedrica personalità accompagnata da una fede cristiana rigorosa, impresse un marchio personale ed innovatore a tutte le esperienze cui prese parte.
In campo professionale prefigurò una città strutturata in quartieri a misura d’uomo e disegnò negli anni ‘60quel Villaggio Architetti che ha costituito e costituisce tuttora un modello più volteripreso di unità abitativa per più famiglie.
Come urbanista, coi piani regolatori di Modena e Reggio degli anni ‘60, Piacentini collaborò a quel processo di maturazione in Italia della cosiddetta urbanistica sociale. Anche nel campo della pianificazione del territorio, già nel 1964 lavorò al primo schema di sviluppo regionale a lungo termine per l’Italia.
“Chi ha un ministero nella Chiesa deve restare nello spazio profetico, forzatamente prepolitico, testimone dell’ulteriorità della fede rispetto alla politica.” Enzo Bianchi
Negli ultimi anni della sua vita, Piacentini ritornò ad esprimersi come “architetto della città ” e lo fece partecipando insieme alla Cooperativa Architetti e Ingegneri ed altri professionisti al Concorso Nazionale per la nuova stazione ferroviaria di Bologna (1983); il progetto venne classificato tra i cinque progetti vincitori e prescelto per il Concorso di II grado.
Nella chiesa reggiana legò il suo nome alla parrocchia del Preziosissimo Sangue, che costituì per diversi anni una sorta di modello per il rinnovamento liturgico post-conciliare (una grande diffusione ebbero i canti liturgici creati dal gruppo parrocchiale, composti adattando la Sacra Scrittura a musiche non sacre).
L’ordinazione diaconale giunse quale compimento di un impegno ecclesiale iniziato da giovanissimo, negli anni ‘30, a fianco del “prete dei poveri” don Dino Torreggiani, partecipando all’attività svolta nell’oratorio cittadino di S. Rocco a favore dei bambini delle fasce sociali più disagiate. E quasi a tornare alle origini, svolse gli ultimi anni del suo ministero diaconale presso la parrocchia di S.Giuseppe, nel contesto di un vasto quartiere popolare.
Svolse anche, brevemente, vita politica attiva, prima partecipando alla Resistenza, poi come consigliere comunale, infine collaborando alla stesura del “Libro Bianco su Bologna” che caratterizzò la campagna elettorale con cui Giuseppe Dossetti tentò l’elezione a sindaco del capoluogo regionale nel 1956.
La vita di Piacentini continuò ad intrecciarsi a quella di Dossetti anche dopo la scelta di quest’ultimo di farsi monaco, tanto che oggi tre dei dodici figli di Osvaldo Piacentini e Liliana Bussi, Teresa, Benedetto e Sara, hanno preso i voti nella “Piccola Famiglia dell’Annunziata” fondata da Dossetti stesso.
“Per questo spero che le due incarcerazioni, le percosse ricevute dai fascisti, la deportazione in Germania, l’arresto e la condanna a morte nel febbraio del ‘45 mi vengano dal Signore ascritte a scomputo dei miei
peccati.” O.Piacentini (1949)