‘L’aspetto più urtante, almeno visualmente, di come è cambiato il Veneto è proprio l’aggressione al paesaggio.

Alla scomparsa del mondo agricolo ha corrisposto una proliferazione edilizia inconsulta e causale, che ha dato luogo a una specie di città -giardino (ma sempre meno giardino e sempre più periferia di città ), con un’erosione anche fisica del territorio attraverso diverse forme di degradazione macroscopica dell’ambiente.

Ora,tutta questa bruttezza che sembra quasi calata dall’esterno sopra un paesaggio particolarmente delicato, ‘sottile’ sia nella sua parte più selvatica come le Dolomiti,sia in quella più pettinata dell’agricoltura , non può non creare devastazioni nell’ambito sociologico e psicologico. Vivere in mezzo alla bruttezza non può non intaccare un certo tipo di sensibilità ,ricca e vibrante,che ha caratterizzato la tradizione veneta,alimentando impensabili fenomeni regressivi al limite del disagio mentale. Per esempio, aggressività ,umori rancorosi, intolleranze e spietatezze mai viste, secondo la logica di sbrogliare la crisi sociale – che si fa sempre più acuta- etnicizzandola. E così è successo perché, in realtà , quell’orrenda proliferazione è scaturita appunto dall’affievolirsi di antiche virtù .’

Questa considerazione inquietante di Andrea Zanzotto tratta dalla conversazione con Marzio Breda (‘In questo progresso scorsoio’) sulla metamorfosi del paesaggio veneto avvenuta negli ultimi decenni, si coniuga con i pensieri dello ‘sguardo dall’alto’ di Mario Rigoni Stern (a ‘La Carta di Asiago’) che, di fronte alle città  invivibili della pianura, si domanda ‘Saranno le montagne la salvezza?’ E Anna Marson nel suo libro recente ‘Archetipi di territorio’ pone  un interrogativo di verità  ‘La fine delle città  non corrisponde forse all’emergere del mito dell’individuo libero da vincoli naturali e sociali e proteso alla massimizzazione del successo economico?’

E’ ancora possibile progettare una speranza di futuroâ¦ una rigenerazione naturale e sociale dei beni comuni che, come patrimonio vitale (suolo, acqua, energia, sanità , conoscenzaâ¦) della comunità ,rischia di esaurirsi a seguito di un processo di mercificazione e di sfruttamento indiscriminato, di una privatizzazione, atomizzazione, frammentazione, che separano ed escludono, svuotano il senso del vivere insieme alterando i caratteri di finitezza dei paesaggi?

Nella regione veneta, a seguito della distruzione di risorse naturali, l’impronta ecologica è pari a 6,43 ettari equivalenti pro capite contro una media nazionale di 4,2.

A questo passaggio di estrema criticità  si sta tentando di reagire dando corso ad esperienze di vera mutazione antropologica, di rianimazione della stessa percezione sensitiva dando vita a momenti di incontro e di relazione umana e civile promotrice di una cultura del vivere rispettosa dell’ecosistema.

‘Ripristinare un corretto equilibrio tra uomo e ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità  (impronta ecologica) che dal punto di vista paesaggistico ‘(Movimento Stop al consumo di suolo â Manifesto nazionale 2009).

‘La salvezza dei beni comuni naturali dal modello economico che oggi li consuma richiede a un tempo, senza contraddizione, la ‘coscienza del luogo’in cui si vive e il riconoscimento del diritto universale alla vita’(dalla ‘Carta della democrazia insorgente ‘- Carta n.15).

Sono queste aspirazioni che connotano le azioni e le proposte di numerosi gruppi della società  civile che si interrogano sul futuro dei loro territori investiti anche da una fase regressiva per la democrazia e la convivenza civile.

Significativa l’azione critica e propositiva per contrastare e modificare il nuovo PTRC del veneto,privo di indicazioni e di regole in grado di garantire la traduzione dei principi della sostenibilità  ambientale e sociale, rispetto al quale si sono costruite numerose osservazioni da parte di gruppi, associazioni, comitati, impegnati nell’assemblea pubblica tenuta il 27 giugno a Vicenza ad attivare una rete regionale permanente per la difesa del territorio.

Anche nell’area bassanese è in corso da mesi l’attività  impegnativa di alcuni gruppi ed associazioni per la formazione dal basso di una ‘Carta dei diritti del territorio’. Una questione aperta e decisiva nell’affrontare l’approfondimento degli elementi costitutivi,valori, peculiarità  e criticità  del territorio bassanese â valutato nel suo insieme tra la montagna e la pianura lungo la connessione ecologica del bacino del Brenta â riguarda la formazione di una conoscenza condivisa per favorire un rigenerazione-ricomposizione di esigenze e saperi in rottura  storica con le categorie mentali prevalenti del consumo forma del nostro tempo.

Si sono avviati alcuni momenti prioritari di approfondimento:

*    la comprensione della qualità  paesaggistica quale incrocio tra peculiarità , tracce di memoria e delle culture, senso di appartenenza,delle popolazioni, attraverso la discussione avvenuta del libro di A.Marson arricchita dal dialogo con A.Chemin e D.Patassini (interventi riportati nel Notiziario pagg.319-321);

*    la valutazione critica di strumenti di pianificazione territoriale (PTRC, PTCP, PATI Valbrenta, PAT Bassano del Grappa); di particolare interesse l’invito avanzato da A.Marson nel suo libro di rinnovare la stessa disciplina urbanistica per una comprensione responsabile della complessità  : ‘E’ tempo di riscoprire l’urbanistica come anamnesi (rievocazione) cosmogonica,come pratica riflessiva di continuo verificata sulle regole della natura,anziché come semplice tecnica funzionale o retorica’;

*    la costruzione di uno scenario strategico condiviso sul fiume Brenta, questione di eccellenza unificante gli ambiti montani e della pianura, gli stessi insediamenti umani; si tratta di valutare anche la promozione di un Contratto di fiume come percorso di co-pianificazione partecipato e ricco di azioni integrate ;

*    come costruire condizioni e luoghi di formazione – educazione ambientale diffusa laboratori e cantieri di democrazia urbana (Ecomusei, le case della città ,osservatori del paesaggioâ¦) per la tutela e valorizzazione dei beni comuni;

*    la questione abitativa,soggetta ad attività  edilizie immobiliari (per esempio a Bassano è aperto un serrato confronto su le Torri di Portoghesi)di pesante sfruttamento ed alterazione territoriale, da ricondurre ad un progetto di recupero,rigenerazione e valorizzazione dei contesti insediativi,risparmio energetico e coesione sociale.