Il panorama della pubblicistica ambientale negli anni ha subito, per molti versi, un ‘impoverimento’ e in più di un caso una vera e propria banalizzazione culturale. Sulle cause di questa involuzione rimando ad un interessante articolo pubblicato su Toscanaparchi dell’autore, di una tesi sull’argomento. Qui vorrei limitarmi ad osservare che proprio in ragione di questa palese contraddizione tra il rilievo che hanno assunto i temi ambientali e l’inadeguata ‘risposta’ culturale dei mezzi di informazione, le pubblicazioni dedicate direttamente ai parchi e alle aree protette meritano una particolare attenzione e considerazione. Compito peraltro non arduo, considerato che le ‘testate’ si contano sulle dita di una mano.

Al primo posto non possiamo non collocare ‘Parchi‘, la rivista di Federparchi che da circa un ventennio, in vesti diverse ma con la stessa periodicità  quadrimestrale, si occupa seriamente e approfonditamente di queste tematiche. L’altra rivista che merita altrettanto apprezzamento è ‘Piemonte Parchi‘ con la quale la regione Piemonte, una tra le regioni all’avanguardia per quanto riguarda i parchi e le aree protette, pubblica da anni con l’occhio attento anche a quanto accade fuori dalla regione ed anche dal nostro paese.

Toscanaparchi, anch’essa quadrimestrale, nasce in tempi più recenti come rivista dei parchi toscani â vedi appunto il titolo – con un interesse però anche per le vicende emiliane in quanto due dei tre parchi nazionali toscani sono interregionali e come tali gestiti d’intesa la regione contigua appunto l’Emilia. Nel tempo questo orizzonte si è ulteriormente esteso ad altre due regioni confinanti; la Liguria e il Lazio. A rendere opportuno questo ‘sconfinamento’ specie nei confronti della Liguria, vi è innanzitutto la comune appartenenza al Santuario dei cetacei, ma anche il fiume Magra, che segna il confine tra le due regioni ed è gestito però da un unico bacino idrografico, ma non altrettanto unitariamente per quanto riguarda le aree protette. Sul versante ligure, infatti, opera un efficiente parco regionale oggi gestore anche di un importante Centro studi sulle aree protette fluviali, mentre su quello toscano al momento operano alcune ANPIL, aree protette di interesse locale previste soltanto in Toscana. Sul punto da tempo sono stati avviati dei contatti e si è aperta una discussione tra le istituzioni dei due territori, che però procede piuttosto stancamente.

Le ragioni dell’interesse verso il Lazio sono meno definite concretamente, ma sicuramente non mancano, anche in considerazione del fatto che in quella regione opera da tempo â unico caso in Italia – una agenzia regionale dei parchi molto attiva anche dal punto di vista culturale, come abbiamo potuto verificare in occasione di Parco-libri, la manifestazione che si svolge annualmente a Pisa su questi temi. Va infine aggiunto che Toscanaparchi, da qualche tempo e proprio in relazione alla attività  del Centro studi di Montemarcello-Magra, dedica uno spazio appunto alle aree protette fluviali di tutto il paese. Potremmo dire che all’orizzonte delle quattro regioni si aggiunge questa proiezione ‘settoriale’ a carattere nazionale.

Qui si chiude il cerchio, anche se non sarebbe giusto non ricordare che, sia pure con diverso impegno e continuità , in Italia vengono pubblicati un discreto numero di giornali e riviste da parte di singoli parchi, che forse meriterebbero anche una ricognizione e riflessione più puntuale, che molto probabilmente potrebbe dirci qualcosa di interessante sulle modalità  con le quali un parco cerca oggi un rapporto diretto con le comunità  del territorio.

Fatta questa doverosa e molto sommaria premessa, vanno naturalmente aggiunte alcune considerazioni sul ‘carattere’ di questa rivista non nazionale ma neppure esclusivamente locale.

Pur non essendo stata concepita come un Notiziario, nel tempo essa si è notevolmente arricchita oltre che nello spazio anche negli ‘interessi’. Ciò è dovuto principalmente ma non esclusivamente al ruolo che le vicende toscane sono andate via via assumendo nel panorama nazionale, proprio sui tempi della tutela ambientale e del paesaggio. E va detto subito che si è trattato di un interesse dovuto anche al fatto che il ruolo dei parchi toscani è rimasto talvolta inspiegabilmente in ombra; basti pensare alla vicenda Monticchiello, fino al nuovo codice dei beni culturali. Se già  in occasione della discussione e approvazione della legge sul governo del territorio, nel 2005, che pure segnò un momento molto importante sul piano nazionale sul punto più specifico concernente il ruolo della pianificazione dei parchi, si erano manifestate alcune debolezze che hanno lasciato più d’uno strascico polemico e di insoddisfazione.

Su questi aspetti abbiamo quindi, con coerenza, avviato una riflessione a più voci che ha trovato anche in alcuni libri della

Collana ETS sulle aree naturali protette, ulteriori e qualificati contributi specialmente sulla gestione del paesaggio.

Altrettanto è avvenuto sulla nuova legge regionale sui parchi, che non ha ancora tagliato il traguardo, a conferma del persistere di talune difficoltà  a mettere più efficacemente in rete il ruolo dei parchi con quello della pianificazione regionale (PIT).

Ed è proprio anche nel confronto con le esperienze contigue alla Toscana che questa riflessione critica si è arricchita evidenziano, con le affinità  e le convergenze, anche talune non irrilevanti differenze.

Ciò ha riguardato, in particolare, sia la questione controversa del nulla osta sul paesaggio finora rilasciato dai parchi, che in Toscana è stato rimesso in discussione, mentre in Liguria e in Emilia no. Ma anche su un piano più generale, se si mettono a confronto, ad esempio, il documento recente della regione Emilia e le ipotesi del PIT, non si fatica a cogliere quanto il primo abbia meglio sviluppato il tema della messa in rete di tutti gli strumenti disponibili e tra questo, in particolare, proprio i parchi che in Toscana restano in una linea di confine più incerta e meno chiara. Tutto questo, già  di per sé estremamente importante e qualificante, lo diviene a maggior ragione dopo le sortite di Calderoli e la sua idea fasulla e inaccettabile di ‘soppressione’ dei parchi regionali. Ipotesi che fa a pugni con quella esigenza, oggi più forte di ieri, di riuscire proprio attraverso i parchi regionali oltre che nazionali, a mettere in rete quel sistema di aree protette che oggi annovera ormai un complesso di siti comunitari che fuori da questo reticolo risulterebbero destinati a sicura deriva.

Toscanaparchi su queste tematiche caldissime, che proprio in queste regioni stanno impegnando il sistema istituzionale chiamato a impegnative riforme generali, spesso in un clima confuso e pasticciato, ha dato e sta dando un contributo significativo, che intendiamo consolidare.

Tra le conferme che questa impostazione è giusta, vorrei citare un dato, ossia il fatto che negli anni abbiamo registrato un accresciuto interesse, oltre che di ‘esperti’ noti anche di giovani che evidentemente trovano nella rivista una occasione e possibilità  di cimentarsi su un terreno nuovo di grande attualità , anche internazionale.