Con la Conferenza Nazionale sul Clima 1 tenutasi lo scorso settembre a Roma, l’Italia ha aperto il dibattito sulle politiche di “adattamento” ai cambiamenti climatici. Il termine compare nei recenti Rapporti Stern 2 e IPCC 3: denota la preoccupazione per gli impatti del riscaldamento globale che permangono imprevisti. Malgrado la sempre miglior conoscenza delle fenomenologie attese, l’ormai ricco panorama di simulazioni sulle implicazioni piu’ o meno catastrofiche da Efetto Serra, e a fronte di imperscrutabili sinergie tra feed back negativi, tecnici e scienziati concordano sull’esigenza di afancare le misure di mitigazione, con articolate e preferibilmente integrate politiche di contenimento della vulnerabilità . Tra gli interventi di cui è auspicata l’attivazione, tali Rapporti annoverano anche la gestione degli usi del suolo. E’ la prima volta che le discipline urbanistiche sono esplicitamente chiamate in causa. I documenti in specifico sollecitano lo sviluppo multifunzionale dei comparti agroforestali, ma è evidente come la questione riguardi, in una prospettiva per nulla remota, il governo complessivo delle destinazioni territoriali a fini adattativi. Fra i molti, moltissimi dati di nuova acquisizione, l’Italia compare sia per le generali che per le peculiari condizioni storiche d’uso del suolo: i rischi crescenti di dissesto ed erosione, i vincoli climatici e geografici all’estensione e migrazione delle formazioni vegetazionali più tipiche dell’area mediterranea, l’incremento di copertura boschiva 4 causato dall’abbandono dei terreni agricoli e per il quale il nostro Paese spicca in Europa. La novità  non è certo statistica bensì nel merito valutativo, che associa considerazioni economiche e ambientali, ed approda ad un giudizio positivo circa l’efficacia dei processi di conversione spontanea dei soprassuoli rurali sul potenziamento della biodiversità , la protezione e la difesa dei suoli. In ragione dei paradigmi precauzionali che gli sono propri, lo scenario adattativo riconduce le finalità  di governo delle trasformazioni territoriali alle priorità  del riassetto. Modifica il paesaggio oggetto di sistemazione e tutela: luogo dai caratteri dinamici e mutevoli, “mosaico” di fattori che presiedono con la qualità  degli assetti ecosistemici, i livelli di rischio idraulico e morfologico in intensità  e frequenza. Modifica di conseguenza gli strumenti disciplinari e attuativi, utili ad incidere sulle molteplici, complesse e spesso interrelate vulnerabilità  del territorio: a beneficio delle capacità  di gestione sistemiche e strategiche, ed a scapito degli interventi di natura strutturale, puntuale o meramente specialistica. La difesa del suolo ofre alla pianificazione integrata la materia “orizzontale” su cui incardinare competenze territoriali e di settore. L’unità  morfologica e funzionale, la specifica rilevanza ecosistemica del bacino idrografico favoriscono l’interazione fra politiche ambientali, paesistiche e territoriali, mediante il raccordo degli indirizzi per il governo degli usi del suolo. In questo quadro, l’esercizio delle rispettive tutele, dei criteri e degli obbiettivi di trasformazione ottempera le coerenze plurime cui i diversi profili pianificatori devono contestualmente assoggettarsi in base alla Direttiva VAS 01/42 5; l’efficacia delle scelte ai fini del contenimento della vulnerabilità , della prevenzione dei rischi e del riassetto misura in concreto la sopraggiunta capacità  di “leale collaborazione” che il Dlgs 4/2008 postula a principio delle attivita’ di programmazione ambientale. Le sfide “adattative” del cambiamento climatico non colgono certo l’Europa impreparata: le citate procedure di Valutazione Strategica configurano di fatto il combinato disposto delle Direttive in materia ambientale, ineludibile riferimento alle strategie e previsioni di piano: per le Amministrazioni, la pianificazione integrata si delinea ormai impegno ordinario. In Italia qualcuno ci sta già  provando, talvolta con successo. Nel corso dei lavori preparatori ed in occasione della Conferenza di Roma, sono apparsi qualificanti contributi in tal senso da parte delle Autorità  di Bacino dell’Arno, del Magra, del Sarno 6 e, in seppur più timidi accenni, da parte dell’Autorità  del Po che ove attuati risulteranno comunque determinanti nel riequilibrio adattativo degli assetti nazionali per la vastità  del territorio interessato. Non è un caso: la legge 183/89 per la difesa del suolo, malgrado i goffi tentativi di abrogazione della Legge Delega 152/06 7, ha anticipato molti dei contenuti innovativi oggi in discussione. E per quanto possa stupire a fianco delle espressioni parossistiche toccate quest’inverno dalla reiterata emergenza rifiuti campana, proprio dalla Regione Campania sono emerse alcune delle indicazioni interdisciplinari piu’ marcatamente operative.

In un’area infelicemente colpita dai dissesti, avvilita dal degrado ambientale e territoriale, l’Autorita’ di Bacino del Sarno ha inteso avvalersi della VAS al preciso scopo di verificare gli esiti delle attività  svolte tra il 1998 e il 2005, rispetto alle azioni già  previste o da programmare nel periodo successivo. La VAS ha messo in luce la frammentazione degli interventi di tipo strutturale, la selettività  delle logiche di intervento straordinario a danno delle unità  funzionali che avrebbero viceversa potuto supportare le strategie di riassetto difuso, l’indiferenza delle priorità  riguardo ai rischi generati dalle vulnerabilità  critiche, tipiche degli assetti morfodinamici del bacino sarnese. Su questa base, l’Autorità  ha quindi disposto la perimetrazione della fascia di pertinenza del fiume, assumendone la riqualificazione ambientale quale obbiettivo prestazionale cui finalizzare, e ove il caso reindirizzare, la programmazione: prefigurando interventi di riequilibrio e risanamento mirati a ripristinare anche lungo il Sarno, un corridoio di connessione ecologica tra i parchi istituiti nell’interno della regione, il Vesuvio e il mare. Per l’organico recupero della pertinenza fluviale sono così stati ricondotti a congruenza gli interventi di sistemazione idraulica, tra cui i non indiferenti lavori per la realizzazione della seconda foce del Fiume Sarno, le linee di difesa dei versanti nel quadro di una più generale rifunzionalizzazione delle successioni forestali di protezione, le strategie di controllo e salvaguardia del bilancio idrologico, le connesse azioni di prevenzione e tutela ambientale. Frutto del confronto fra contributi specialistici, l’individuazione del perimetro di pertinenza fluviale ha soprattutto prodotto criteri per fronteggiare uno sviluppo dominato dall’incertezza, trasversali sul piano delle destinazioni d’uso del suolo; nella sua integrità  di corridoio di connessione ecologica, ha infatti fornito lo strumento polivalente per raccordare gli indirizzi di governo del territorio in capo all’Autorità  di Bacino per quanto concerne la difesa del suolo, alla Provincia di Napoli che lo ha recepito nel PTCP8 come ambito inedificabile di pregio paesistico, alla Regione che vi può finalizzare le risorse finanziarie del Programma rurale 2007-2013, non ultimo alla Sovrintendenza di Pompei che vi può apporre i vincoli tesi a preservare i resti archeologici del porto cittadino antecedente l’eruzione del 79 d.C., da poco scoperti in località  Moregine. La Convenzione europea sul Paesaggio 9, definendo quest’ultimo il prodotto dell’interazione fra l’uomo e il suo ambiente, aferma come anche il principio di tutela risieda nel carattere processuale del rapporto che il modello insediativo via via instaura tra assetto dei suoli, valori paesistici e qualita’ ambientali. Le “inerzie” di cui tratta Emilio Sereni sono in ciò la memoria di una convivenza possibile, e parafrasando le conclusioni della Commissione senatoriale d’inchiesta sulle cause d’inquinamento del Sarno 10, le risorse strategiche per consegnare al passato una cultura di aggressione territoriale che al passato appartiene.

  1. La Conferenza Nazionale sul Clima si è svolta a Roma il 12 e 13 settembre 2007. Gli Atti dei Convegni preparatori e gli interventi presentati alla Conferenza sono disponibili sul sito: http://www.conferenzacambiamenticlimatici2007.it/site/it-IT/
  2. Il cosiddetto “Rapporto Stern” e’ stato redatto nel novembre 2006 da Sir Nicholas Stern, Direttore del Servizio Economia e Responsabile per il Governo britannico delle Politiche economiche di sviluppo connesse al Cambiamento climatico. Esamina l’Efetto Serra, sotto il profilo dei costi e dei vantaggi economici delle strategie di stabilizzazione dei gas climalteranti, per la transizione a un modello “low-carbon” delle politiche di adattamento: http://www.hm-treasury.gov.uk./independent_reviews/ stern_review_economics_climate_change/sternreview_index.cfm
  3. L’IPCC, l’International Panel on Climate Change, raggruppa scienziati indipendenti nello studio dell’Efetto Serra sotto l’egida UNEP, il Programma Ambiente delle Nazioni Unite. E’ stato insignito nel 2007 del Premio Nobel per la Pace per “lo sforzo di produrre e difondere consapevolezza circa le cause antropiche del Cambiamento Climatico, e di gettare le basi delle misure necessarie a contrastarlo”. Il IV Rapporto di Valutazione (basi scientifiche, vulnerabilita’ e adattamento agli impatti, misure di mitigazione) del novembre 2007 e’su: http://www.ipcc.ch/
  4. Stern e IPCC riportano dati FAO, dove l’Italia figura tra i primi cinque Paesi al Mondo per tasso di crescita netto delle superfici forestali, dopo Cina, Spagna, Vietnam e Stati Uniti (FAO Forestry 2005). Il dato e’ confermato dai primi risultati emersi dalla sistematizzazione delle statistiche forestali nazionali, che il Corpo Forestale sta conducendo nell’ambito dell’Inventario Forestale Nazionale. Sufraga inoltre una serie di rilevazioni idrometriche che mostrano una diminuzione degli afflussi superficiali disponibili e indirettamente, la miglior capacita’ di assorbimento degli apporti meteorici generata dal riequilibrio spontaneo delle coperture forestali. In proposito, G.Cannata in “Fiume, Paesaggio, Difesa del Suolo”, Atti del Convegno di Firenze, maggio 2006, a cura di M.Ercolini, Firenze University Press.
  5. La Direttiva 2001/42 che introduce la Valutazione Ambientale Strategica per “piani e programmi che abbiano ricadute sull’ambiente e il territorio” è stata recepita in Italia, nel quadro di revisione complessiva della Legge Delega Ambientale 152/2006, con Dlgs 4/2008. In quanto Direttiva a valere sugli apparati legislativi degli Stati Membri e’ entrata direttamente in vigore nel 2004, e risulta pertanto gia’ integrata in molti ordinamenti regionali (in Campania con D.G.R 421/2004 attuativa della L.R. 16/2004 “Norme sul Governo del Territorio”). Nelle materie concorrenti specificamente la Difesa del Suolo, la procedura di valutazione implica la verifica congiunta delle coerenze di piano rispetto alle Direttive 00/60 per la gestione integrata del ciclo idrico, 07/60 per la gestione delle alluvioni, 06/232 per la protezione della risorsa suolo.
  6. Per le citate attività  in corso nell’ambito dei Piani Stralcio delle Autorità  di Bacino dei fiumi Po, Arno e Magra si rimanda agli studi disponibili nei rispettivi siti istituzionali: www.adbpo.it, www.adbarno.it, www.adbmagra.it. La VAS e il “Progetto di riassetto e riqualificazione ambientale della Fascia di pertinenza del Fiume Sarno” sono pubblicati nelle riviste dell’Autorità  di Bacino del Sarno, i “Quaderni AdB”, presenti integralmente su www.autoritabacinosarno.it. Tra i molti scritti, testi e articoli di G.Cannata, attuale Segretario dell’Autorita’: “I Fiumi della Terra e del Tempo” F.Angeli 1987, “Governo dei Bacini idrografici” Etaslibri 1994,”Acqua”Guida 2006.
  7. Per una disamina dei potenziali effetti devastanti della Legge 152/06 sulle attività  di difesa del suolo faticosamente maturate dalle Autorità  di Bacino, si vedano i materiali disposti e raccolti dal Gruppo 183 sul sito: www.gruppo183.org. Le lunghe, e per molti versi alterne, vicende di revisione della 152/06 sono interamente riportate da Edizioni Ambiente su www.reteambiente. it.
  8. Il PTCP della Provincia di Napoli, il Piano Territoriale Regionale e il Piano di Sviluppo Rurale 2007-13 della Campania sono consultabili sui rispettivi siti. Sugli scavi nel porto dell’antica Pompei, il Sovrintendente P.Guzzo ha pubblicato “Pompei, Storia e paesaggi della citta’ antica” Electa 2007 e curato la mostra “Rosso pompeiano” (Roma, Palazzo Massimo dic.07-mar.08, catalogo Electa). Lungo il corridoio fluviale, tali strumenti concorrono con criteri, vincoli e zonazioni diferenti a definire gli usi e le possibili destinazioni d’uso dei suoli; su di essi prevalgono gli indirizzi del Piano di Stralcio di Assetto Idrogeologico per la riduzione del rischio idraulico nelle fasce di esondazione. In tale ambito, la procedura VAS instaura meccanismi di raccordo tra le pianificazioni sottordinate al PSAI, che portano ad identificare negli obbiettivi di riduzione del rischio il riferimento unitario cui orientare lo sviluppo territoriale.
  9. La Convenzione sul Paesaggio è ratificata in Italia con L.14/2006. Per le reti ecologiche quale strumento “polivalente” di gestione territoriale si rimanda agli scritti di S.Malcevschi, e tra gli altri, ad A.Magnaghi per l’analisi del territorio come studio “dinamico”dei processi di trasformazione dei sistemi ambientali.
  10. Gli Atti della Commissione d’inchiesta sulle cause d’inquinamento del Fiume Sarno sono reperibili sul sito del Senato: http:// www.senato.it/commissioni/16164/18988/sommariostenografici.htm. Le conclusioni cui si fa riferimento sono state stilate dall’On. R.Manzione, vicepresidente della Commissione, nella relazione di fine legislatura (XIV Legislatura-aprile 2006): http://www. senato.it/commissioni/16164/51172/genpaginalista.htm